Review: Alcune questioni di filosofia morale

My rating: 3 of 5 stars
All'inizio della lettura ero molto soddisfatto, introduceva questioni molto interessanti, introduceva il modo in cui a suo tempo si parlava di morale, introduceva il modo in cui l'occidente si pone nei confronti del male. Dell'inizio mi è rimasto il concetto riguardo a come le persone giustifichino le malefatte in base al contesto, "l'avresti fatto anche tu al suo posto". Dunque da qui si cade inevitabilmente nel relativismo della suddetta morale: se dipende dal contesto, che cosa è il male? Che cosa è il bene?
L'opera analizza e prende spunto per i suoi ragionamenti il pensiero di molti filosofi (Kant, Socrate, Platone, Aristotele, Agostino e soprattutto Nietzsche), è difficile starle dietro in alcune parti (soprattutto quelle Kantiane poiché egli ha creato un proprio modo di vedere le cose, l'uomo) se non si conoscono gli autori che usa per la trattazione dell'argomento.
Verso la metà (seconda metà) dell'opera diventa davvero estremamente astratto il ragionamento, utilizza termini del linguaggio prettamente filosofico e le sue deduzioni in alcuni punti del discorso non mi sono parse né chiare né così strettamente logiche e contingenti alle preposizioni di partenza; forse è un mio problema poiché non sono uno studente di filosofia e non comprendo alcune conclusioni inevitabili per chi ha un certo modo di vedere le cose.
Mi è poco chiaro il ragionamento che abbia fatto sull'estetica e le conclusioni morali a cui sia giunta da quest'ultimo, anche qui probabilmente mea culpa, non ho mai letto la "Critica del Giudizio" di Kant. Apprezzo però comunque il significato di quello che dice, trovo all'interno della sua conclusione finale un vantaggio molto pratico ed un realismo spiccato. L'idea, di allontanarsi dal male semplicemente allontanando chi o cosa ci sembra che non rispecchi ciò che noi vogliamo per il mondo, ed avvicinando chi o cosa si adegua di più al nostro desiderio di bene, mi sembra davvero interessante, rispecchia a pieno l'altra analisi interessante che fa all'inizio (ed alla fine) Hannah Arendt quando parla della personalità degli uomini ed è un ottimo modo per combattere l'ignavia che alberga nel mondo la quale è forse il motivo per cui il male (seppur soggettivo, ma abbastanza riconoscibile) riesce a prender piede.
Darei quattro stelle probabilmente se avessi a pieno potuto comprendere alcuni ragionamenti o non mi fossi annoiato per la vacuità dal mio punto di vista di alcune analisi che forse hanno senso solo per un corso universitario di filosofia, d'altronde il libro altro non è che proprio una serie di lezioni di questo tipo.
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